La posta in palio
Il voto di quest’anno per il rinnovo del Consiglio di Stato non è un voto come gli altri. Pesa di più. Non solo per la sinistra ticinese, il cui unico seggio in Governo è minacciato, ma per l’intero Cantone, che il prossimo 7 aprile rischia seriamente di veder spazzato via quel delicato sistema di concordanza che finora, grazie a un’equa rappresentanza in Governo delle principali forze politiche ticinesi, ha permesso di mantenere un sano equilibrio tra visioni politiche diverse, per quanto distanti tra loro.
Mai negli ultimi cent’anni il seggio del Partito socialista in Consiglio di Stato in Ticino è stato così a rischio come in quest’occasione. È importante esserne pienamente consapevoli e comprendere la portata della posta in palio. Deve esserne consapevole chi si identifica nel Partito socialista e negli altri partiti dell’area di sinistra, evitando di disperdere inutilmente voti di scheda e di fare così de facto il gioco della destra. Devono esserne consapevoli coloro che auspicano un’opposizione dura e pura e non vogliono assumersi responsabilità di governo, quelle responsabilità che invece il PS si assume da quasi 100 anni traducendo in azione politica tangibile i suoi ideali fondanti. Devono esserne consapevoli coloro che hanno visioni politica non forzatamente di sinistra ma che ben comprendono l’importanza di un Governo cantonale equilibrato, rappresentativo di tutta la popolazione e non inequivocabilmente sbilanciato a destra.
Lo dico chiaramente: l’esclusione di un socialista dal Consiglio di Stato sarebbe una sciagura. Senza un seggio in Governo la sinistra non sarebbe più nella posizione di poter contrastare e mitigare efficacemente dall’interno delle politiche scellerate e, parallelamente, non potrebbe più promuovere efficacemente una politica che guarda agli interessi e al benessere dell’intera comunità, tenendo conto anche di chi non ha voce ed è in difficoltà, delle fasce più deboli ed esposte della popolazione che vanno difese.
Escludere il PS dal governo ticinese significa penalizzare lo sviluppo democratico ed economico del Canton Ticino, abbandonando i più fragili e bisognosi e facendo gli interessi solo di pochi. Significa estirpare la radice che distingue la nostra democrazia: quella concordanza dialettica che obbliga tutti a collaborare e condividere le responsabilità nella gestione della cosa pubblica. Significa emarginare ed escludere dalla conduzione politica del Paese un’importante realtà popolare, culturale, ideale e intellettuale, costringendola all’opposizione.
Io non ho alcuna intenzione di lasciare che tutto questo accada. Per questo mi sono messo a disposizione – unitamente a Danilo Forini, Amalia Mirante, Laura Riget e Fabrizio Sirica – quale candidato del Partito socialista per il Consiglio di Stato. Da solo però non ce la posso fare. Lo spettro della destra populista che si aggira per l’Europa e il mondo intero è giunto anche a casa nostra. Solo insieme, con il tuo supporto, serrando i ranghi, restando uniti e votando scheda PS il 7 aprile avremo una reale possibilità di riuscire a respingere l’assalto della destra e mantenere una voce di sinistra in Consiglio di Stato.
Questo è un momento chiave nella storia del nostro Cantone. Spero di tutto cuore di poter contare anche sul tuo impegno, oggi più che mai importante.
Manuele Bertoli
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